Anche se tutti, io no by Giovanni Ladiana;

Anche se tutti, io no by Giovanni Ladiana;

autore:Giovanni Ladiana; [Ladiana, G.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
ISBN: 9788858119808
editore: edigita
pubblicato: 2015-01-15T00:00:00+00:00


Con gli immigrati anche a Reggio

Ogni destinazione apre percorsi nuovi di vita; ma sono tanti anche gli intrecci che prolungano una storia, che si contribuisce a scrivere solo se si entra in una narrazione più grande, cominciata molto prima. È avvenuto anche nel passaggio da Catania a Reggio: da anni i membri della locale Comunità di Vita Cristiana offrivano servizi agli immigrati e con loro pian piano li abbiamo organizzati sul modello del Centro Astalli, ma con caratteristiche nuove e, soprattutto, con la direzione dei laici, mentre la mia funzione è stata solo quella di contribuire a radicare l’ispirazione ignaziana del servizio.

Ciò che di nuovo abbiamo vissuto è iniziato nel 2009. Da tempo si conosceva la situazione degli immigrati della Piana di Gioia Tauro: stagionali, arrivavano a migliaia in autunno nella Piana per raccogliere arance e olive, dopo le raccolte in Campania, Basilicata e Puglia; lavoravano per pochi spiccioli, vivendo ammassati in tuguri e capannoni di fabbriche abbandonate. Il comune con più immigrati, specie africani, era Rosarno dove, nonostante tutto, la convivenza era pacifica; sin quando due di loro, fatti oggetto di fucilate, denunciarono gli autori dell’attentato.

Nella Giornata del rifugiato, col passaparola, c’incontrammo sul treno con gente con cui condividevamo i percorsi di Coscienza della Cappella universitaria, del Centro sociale, di Amnesty International, insegnanti precari e due padri comboniani. Al mattino andammo a Rosarno per distribuire i Permessi di soggiorno per il Regno di Dio: un’idea di Alex Zanotelli. A Rosarno ci colorammo e dipingemmo le magliette e girammo per il paese parlando con la gente del posto e con gli immigrati, in piazza, nelle strade, al mercato. Al pomeriggio facemmo un corteo e un volantinaggio nel centro di Reggio e la sera proiettammo un film sui rifugiati.

Nell’occasione nacque il Comitato reggino antirazzista e, come prima azione, iniziammo a collaborare coi commissari prefettizi che amministravano Rosarno, il cui consiglio comunale era stato sciolto per ’ndrangheta. Con loro progettammo un villaggio sullo stile delle Reducciones Guaraní, che i gesuiti avevano realizzato nel Seicento nel centro del continente latinoamericano. Avevamo individuato il terreno e noi avremmo provveduto a raccogliere i fondi necessari: così creammo un’associazione davanti a un notaio amico.

Mentre si era in dirittura d’arrivo, il 7 gennaio scoppiò la rivolta. Di nuovo l’origine delle tensioni era stato un attentato: il figlio d’un boss della ’ndrangheta aveva sparato a due immigrati; la provocazione ebbe successo: appena iniziata la rivolta dei migranti, ci fu una contro-rivolta chiaramente già preparata; durante il corteo, gli immigrati coi bastoni distrussero alcune auto, ma iniziarono a diffondersi menzogne assurde (e poi smentite): che erano entrati nelle case e avevano violentato ragazze, che una donna incinta presa a calci aveva abortito... E poiché le notizie rimbalzavano senza controllo, iniziò una guerra. Coinvolti dalla polizia per tentare una mediazione, l’unica cosa che potemmo fare fu garantire la loro evacuazione protetta: alcuni immigrati furono trasferiti nei CPA, altri fuggirono, alcuni trovarono scampo nelle campagne. In seguito il ministero dell’Interno finanziò un piccolo Centro d’accoglienza in un bene confiscato e l’idea del villaggio sfumò.



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