Viola in Dissolvenza by Olga Gnecchi

Viola in Dissolvenza by Olga Gnecchi

autore:Olga Gnecchi [Gnecchi, Olga]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9781983699863
Google: 8ODoswEACAAJ
Amazon: 1983699861
editore: CreateSpace Independent Publishing Platform
pubblicato: 2018-01-12T00:00:00+00:00


Déjà vu

Ho visto l’essere mostruoso. Era reale, venuto a minacciarmi, voleva darmi un anticipo di ciò che mi accadrà.

Ho sognato un uomo, non so chi sia. Forse la donna della fotografia lo conosce, deve trattarsi di un suo ricordo, riaffiorato nell’inconscio della mente che credevo mi appartenesse. Come un’alterazione della memoria. Io che non ho ricordi, devo aver assimilato i suoi. Quindi ho sognato. Noi non sogniamo. Deve essere stato un ricordo, immagini di colei che ancora risiede dentro questo corpo.

Vorrei che fosse qui, quell’uomo. Egoisticamente vorrei che fosse mio, provare ancora quelle sensazioni contrastanti e meravigliose. Unire i nostri corpi di nuovo, dal vero.

Ho vergogna dei miei stessi pensieri, le guance si arrossano e mi attanaglia un peso: inizia dal ventre, come un brulichio, e si irradia dentro al petto, stringendo sul cuore. Dev’esserci qualcosa dentro questo corpo, spero sparisca al più presto, perché è un dolore insensato, tanto è piacevole.

Bussano alla porta. È ancora la donna bionda, sempre lei. Credevo non mi avrebbero assegnato una guida, invece l’uomo dal volto triste mi aveva accompagnata in questo mondo e lei continua a tornare per accertarsi che io stia bene. O forse è venuta a congedarmi dall’incarico per assegnarlo a qualcun altro e l’essere antico tornerà per riprendermi.

E torno indietro, come in un flashback, mi sembra di aver vissuto questo momento. Un riverbero, il déjà vu di un’immagine rimasta in sospeso nello spazio e nel tempo

La donna dai capelli dorati mi chiede di fidarmi.

«Sappiamo che hai visto la fotografia.»

Non so come replicare, ma il fatto che ne sia informata mi conforta, non devo nascondermi.

«Quanto tempo mi resta?»

«Non pensarci. Sai già che il tempo non è un problema per noi.»

«Forse per noi non equivale a niente, ma è importante per gli altri.»

«Parli degli esseri umani? Non dovresti arrovellarti sulle incognite che li riguardano, sui loro quesiti. Cosa sono oltre involucri di carne?»

Ho già sentito questa domanda.

«Sono molte cose, lo sai bene anche tu. Non vedi la forma che abbiamo assunto? È successo perché, in fondo, siamo come loro. Un complesso di sangue, carne, ossa, parole, emozioni…»

Ho già vissuto questo momento.

«Fermati. Non dire altro.»

«Non è forse così?»

«Noi non proviamo emozioni» ride e fa una pausa prima di proseguire. «Anche se abbiamo lo stesso aspetto di quegli esseri, non siamo come loro. Lo capisci?»

«Ho visto una strana creatura, ho sognato un uomo. Lui era…»

«Non era reale» mi interrompe. «Hai sognato. Sai cosa significa? Che non ti fa bene il contatto umano. Ricorda cosa sei venuta a fare qui e smetti di credere di avere qualcosa in comune con loro. Verresti punita, se dovessi oltrepassare il limite. Questa conversazione rimarrà tra noi. I dubbi non devono intercedere con la missione. Noi non abbiamo dubbi, non esitiamo, non ci serve pensare alle conseguenze»

«Eppure io ne ho molti. Continuo a pensare, a pormi domande. Perché sei qui?»

Un’anomalia.

«Sappiamo della donna. Non senti l’acqua che scorre?»

«L’acqua che scorre? Non sento niente.»

Invece la sento. Gocce che stillano, un suono continuo, disturbante, mi sento soffocare.

«Il mostro è qui per te» indica un punto alle mie spalle.



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