Un giorno di calma apparente by Arwin J. Seaman

Un giorno di calma apparente by Arwin J. Seaman

autore:Arwin J. Seaman [Seaman, Arwin J.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2024-02-23T12:00:00+00:00


13

Gli adolescenti di casa Andersson erano ricomparsi in massa. Malin aveva rifiutato in maniera netta la prospettiva di un saluto da parte del padre, grazie tante, le aveva già fatto un regalo bellissimo, mandandola lì. Kaj era libero di dirgli quel che voleva, che aveva mal di testa, che stava dormendo, che gli Andersson l’avevano scuoiata viva, le bastava che non si facesse vedere. Alla fine l’agente si era rassegnato, le aveva fatto promettere di essere prudente, di non parlare mai dell’indagine con nessuno e di chiamarlo se si fosse sentita in difficoltà. Era trascorsa un’ora da quando se n’era andato e Malin era rimasta chiusa in camera ad aspettare, mentre la casa si riempiva di passi pesanti, richiami, perfino qualche bisticcio tra fratelli. Due voci femminili si erano rincorse sino alla stanza accanto alla sua, nel cortile si erano riversati i bambini più piccoli, richiamati da qualche fratello maggiore o da un adulto di passaggio, da lontano arrivava in loop la colonna sonora di un videogioco, fermo alla schermata iniziale. Ora qualcosa sarebbe dovuto succedere. Insomma, suo padre se n’era andato e i prigionieri erano stati liberati, a qualcuno sarebbe venuto in mente di doverla aggiornare, o no? Piuttosto si aspettava la visita di qualcuno degli Andersson, un ambasciatore che sciogliesse l’embargo e le consentisse di parlare con i suoi coetanei. Era inevitabile, stava a casa loro, ormai la polizia aveva raccolto le deposizioni «spontanee», tutti sapevano della chat, anche gli adulti, non sarebbe sembrato strano a nessuno che lei interagisse. D’accordo, aveva promesso a Kaj che sarebbe stata cauta, che avrebbe evitato l’argomento, limitandosi a parlare del tempo, ma voleva identificare almeno alcuni di loro. Charizard07, per esempio. Riflettendoci, aveva escluso che ci dovessero essere molti adulti, nella chat, lei non era una deficiente, in un anno si sarebbe accorta di essere a capo di un gruppo composto in gran parte da persone dell’età di suo padre. Ma lo aveva escluso, perché, anche se non interveniva quasi mai nelle discussioni, aveva letto sempre tutti i commenti e il livello era quello delle chat di classe. Ci sarà stato anche qualche adulto, ma la maggioranza erano ragazzini che scrivevano, si esprimevano e pensavano da ragazzini. Finalmente bussarono alla porta, con mano leggera. Malin rispose: «Avanti» ripetendosi quello che aveva promesso a Kaj e cercando di capire come aggirarlo.

La porta si aprì e comparve Rosel Andersson, la proprietaria della stanza. Aveva l’aria imbarazzata di chi è stata costretta ad andare da qualcuno che non le piace per fare conversazione. Loro due in pratica non si conoscevano, i quattro anni di differenza erano stati, sino a quel momento, una distanza abissale, sia in termini scolastici sia di frequentazioni. Malin avvertì la nota puntura d’invidia davanti a quella ragazza che, come tutte le femmine di quella famiglia, era alta, snella, biondissima e decisamente carina. Tra gli insulti che le venivano rivolti più spesso, dentro e fuori dalla chat I.H.M.D., c’era quello di essere identica a suo padre. E lei poteva dibattersi finché



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