Sigmund Freud by Peter-André Alt

Sigmund Freud by Peter-André Alt

autore:Peter-André Alt [Alt, Peter-André]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hoepli
pubblicato: 2022-04-28T00:00:00+00:00


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Espansione e tradimento

(1907-1914)

C.G. JUNG, UN DELFINO DIFFICILE

Sin dall’inizio Freud e Jung misero la strategia al centro del loro rapporto. I loro rispettivi ruoli, le loro intenzioni e le loro interpretazioni si trovavano in sintonia solo raramente, ragion per cui i conflitti furono sempre inevitabili. Jung vedeva in Freud un mentore, la cui reputazione scientifica, per quanto al momento incerta, era destinata a crescere, tanto da promuovere la sua stessa carriera sul lungo periodo. Freud, dal canto suo, fino al 1909 sfruttò il rapporto con Jung per migliorare i contatti con gli psichiatri svizzeri più noti, di cui aveva bisogno per garantire diffusione alle proprie teorie. Secondo Freud il ruolo scientifico di Jung consisteva nel portare avanti nell’ambito delle psicosi, a lui inaccessibile, i risultati da lui conseguiti nel campo della ricerca sulle nevrosi. Nonostante le differenze emerse già nel primo periodo, soprattutto nella valutazione della libido e del suo ruolo nelle psicosi, Freud vedeva in Jung un uomo in grado di «completare» e «proseguire» il suo lavoro. Jung era per lui un erede e un «principe ereditario» che, come «Giosuè», doveva completare l’opera di «Mosè», ossia l’impresa della sua vita nella «terra promessa della psichiatria». Jung a prima vista si adattava bene a questa immagine, specie quando si augurava di poter «godere» della loro «amicizia» non come «fra uguali», ma come «tra padre e figlio».1 Nel primo periodo Jung ci credeva veramente, ma con il tempo quell’atteggiamento si trasformò sempre più in una posa retorica.

La prima visita presso Freud, svoltasi la domenica 3 marzo 1907, fu efficacemente definita da Jung come «una cresima».2 Jung si trovava in compagnia della moglie e del suo dottorando Binswanger, insieme ai quali si era recato a Vienna, ma solo lui fu accolto a Berggasse da Freud. Il padrone di casa lo invitò a pranzare alle 13 con tutta la famiglia e Jung si distinse per fascino ed eloquenza; in seguito i due si ritirarono nello studio di Freud. Qui, come avrebbe ricordato più tardi Jung, discussero «senza interruzione» fino alle prime ore del mattino di questioni analitiche.3 Prima fu Jung, come riferì lui stesso a Jones, a parlare ininterrottamente o quasi, in un monologo appassionato ma disordinato. Ogni tanto Freud interveniva cercando di affrontare i temi in modo più sistematico e di elaborare in maniera ordinata i vari argomenti presentati dal suo interlocutore.4 In questo modo si sviluppava un laboratorio di parole che rispecchiava quasi perfettamente la drammaturgia dello scambio epistolare: lo slancio egomaniaco di Jung si spezzava in una serie di associazioni selvagge, lucidamente sistematizzate da Freud e restituite in uno schema più chiaro.

La memorabile visita, con il suo dibattito lungo 13 ore, diventò presto argomento dominante di conversazione al Burghölzli. Il 21 marzo 1907 Bleuler riferiva a Freud che il suo assistente era «tornato galvanizzato».5 Alla fine di maggio Jung scriveva a Freud pieno di entusiasmo: «Chi conosce la sua scienza ha gustato il frutto dell’albero del paradiso e gli si sono aperti gli occhi.»6 Viene così restituito un quadro ambiguo, che già evocava la prospettiva del peccato originale.



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