Scorpius (Urania) by Claudio Vastano

Scorpius (Urania) by Claudio Vastano

autore:Claudio Vastano [Vastano, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-01-05T12:00:00+00:00


3

Dopo esserci riposati per un paio d’ore, Jim e io salimmo sulla sommità del costone roccioso. L’aria era talmente afosa da appiccicare gli abiti alla pelle. Se nel cuore della boscaglia non correva un filo d’aria, sull’altura la brezza era un bisbiglio appena accennato. Mi sentivo fiacco come se qualcuno mi avesse succhiato via le forze con una pompa. Dall’alto osservai la distesa d’acqua che bagnava il mangrovieto. Al largo della scogliera il mare aveva assunto l’aspetto di una tavolozza di sfumature di grigio che si perdeva oltre l’orizzonte.

In lontananza non si scorgevano fulmini né aurore violacee, e le nubi somigliavano ai ventri di enormi cetacei sprofondati in un letargo di morte. Ebbi l’impressione che dietro a quel cielo plumbeo si celasse un occhio ostile, perennemente rivolto verso di noi.

«Vedi niente?» mi chiese Jim.

Abbassai il binocolo. «No, è tutto immobile» risposi.

«Quanto dista la prossima isola?»

«Stando alla mappa, direi una trentina di chilometri.»

«Ci arriveremo?»

«Non finché l’alta marea ci impedirà di spostarci di giorno.»

«Guarda caso era proprio quello che intendevo» disse Jim. «Non ti nascondo che mi sentivo molto più al sicuro sulle prime isole.»

“A chi lo dici” riflettei in silenzio.

«Cercheremo di stare alla larga dai guai» risposi.

«Condivido il proposito, ma il problema è che non abbiamo idea di dove si nascondano, i guai. Prendi quelle grasse lumache bianche… hai sentito il tanfo che emanano, quando le infastidisci? Roba da dare di stomaco.»

«L’ho sentito eccome.»

«Chi ci dice che non verranno a strisciarci in faccia mentre dormiamo?»

Quell’immagine mi suscitò un brivido lungo la schiena. «Faremo la guardia» dissi. «In definitiva, non è quello che facciamo tutte le notti?»

«Sì, per sorvegliare i sentieri da bestie grandi come un furgone. Le lumache di prima erano piccole. Come le distinguiamo al buio?»

«Potremmo accendere un fuoco» proposi. «Su quest’isola abbiamo legna da ardere in abbondanza.»

«È un’idea.»

Riposi il binocolo. «Che ne dici di tornare al campo?»

Jim non si mosse. «Senti, volevo parlarti anche di un’altra faccenda.»

«Sarebbe a dire?»

«Riguarda il telone. Sei proprio sicuro che venisse da qui? Voglio dire, da questo pianeta?»

«Non vedo da dove altro potrebbe essere arrivato.»

«E se fosse caduto dal cielo assieme al cilindro?»

«Come una specie di paracadute? Ma non aveva bruciature né lacerazioni» gli feci notare. «E poi…»

Jim m’interruppe con un cenno. «Hai mai sentito parlare di navigazione a propulsione laser?»

«No, che cosa sarebbe?»

«È un sistema di locomozione studiato per vettori spaziali a lunga percorrenza. Viaggi molto lunghi, capisci?»

«Tipo da un pianeta all’altro?»

«Tipo da un sistema solare all’altro.»

Aggrottai le sopracciglia. L’affermazione di Jim mi parve assolutamente esagerata.

«Dei pianeti che orbitano attorno al sole, nessuno ha l’aspetto di questo posto. Né loro, né i satelliti che si portano appresso» aggiunse fissando l’andirivieni delle onde che increspavano il mare al di là del mangrovieto.

«Non mi stai dicendo niente che non so. Parlami di questa propulsione al laser, invece.»

«Per fartela breve, si tratta di spingere una navetta nello spazio per mezzo di un cannone fotonico collocato sulla superficie terrestre. Il veicolo non dispone di un motore né di riserve di carburante e, a ogni bordata che riceve



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