L'ultimo mago by Francesca Diotallevi

L'ultimo mago by Francesca Diotallevi

autore:Francesca Diotallevi [Diotallevi, Francesca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


10.

Gli ospiti si erano ormai congedati quando Nino si avvicinò a Rol, che aveva appena salutato una donna pronta a gettarsi ai suoi piedi per venerarlo al pari di un idolo.

«I miei complimenti, dottore» disse, infilando una sigaretta tra le labbra. «Quel poveretto sarà corso a casa a fare a pezzi l’attestato di laurea».

Rol non si scompose. «Spero invece che l’avergli mostrato le cose da un’altra prospettiva possa infondere nuova linfa alla sua vocazione: un giorno, forse, la scienza saprà analizzare anche lo spirito».

«Per conto mio, sono ammirato: l’altra volta D’Annunzio, oggi Monet e Foscolo. Queste serate sono movimentate da gente interessante».

«Un caso» asserì Rol, pacato. «Non sempre gli spiriti intelligenti che rispondono alle chiamate appartengono a grandi personalità».

«Spiriti intelligenti?» domandò Nino, incuriosito dallo strano appellativo. In quel momento si avvicinò Miriam.

«Gustavo caro, questa sera sei stato sublime» disse, stringendogli il braccio. «Hai rimesso al suo posto quel borioso dottore».

«Ma no» disse Rol, prendendola a braccetto. «Quell’uomo da me ha avuto solo e unicamente ciò che lui stesso ha chiesto: risposte. Non era mia intenzione metterlo in imbarazzo».

«Lo so. Tu non dileggi mai nessuno, anche se in molti lo fanno con te».

«Ma no, ma no» ripeté ancora Rol, col tono di un vecchio signore che si appresti a correggere l’intemperanza di una giovane nipote. «Le persone han sempre paura di quel che non conoscono; di quel che non capiscono».

«Sei troppo buono, Gustavo. È questo il motivo per cui tanti vengono qui arrogandosi il diritto di lanciarti quelle accuse. La bontà viene spesso scambiata con debolezza».

«Solo dai poveri di spirito, mia cara. E vanno compatiti per questo». Rol sollevò lo sguardo verso Nino, rivolgendogli un sorriso. «Ha tempo per un drink, signor Giacosa, o si è fatto troppo tardi?»

«Perché no? Nessuno mi aspetta a casa. Tranne una vecchia signora sempre pronta a saltar fuori dai muri per dirmi che puzzo d’alcol, e che non voglio deludere rientrando sobrio».

«Ne sono lieto. Non che la sua padrona di casa abbia il fiuto di un segugio, naturalmente, ma che lei abbia ancora un minuto o due da dedicarmi. Ti fermi con noi, Miriam cara?»

Lei parve esitante, e in quel frangente Nino sperò che dicesse di no. Non voleva averla lì, a sdilinquirsi per Rol mentre lui cercava di cavargli informazioni.

«Certo» disse infine Miriam, scoccandogli un’occhiata, mentre lui soffocava un’imprecazione.

Si accomodarono nel salottino. Mentre Rol trafficava davanti al carrello degli alcolici, Nino lasciò vagare lo sguardo per la stanza. Nella penombra ogni oggetto aveva un’aria sinistra, sembrava sul punto di animarsi da un momento all’altro. Qualcuno, tra quelli che aveva interrogato riguardo alle attività del sensitivo di via Pellico, gli aveva parlato di quella statua di marmo che se ne stava accovacciata nella nicchia; diceva di averla vista scendere dal piedistallo e aggirarsi tra i presenti, che increduli le sfioravano la pelle d’alabastro, scoprendola calda e morbida al pari della carne. Nino aveva domandato a quella persona se a nessuno dei presenti fosse venuto in mente che un’attrice stesse interpretando una parte, ma quello lo



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