La traversata di Milano by Maurizio Cucchi

La traversata di Milano by Maurizio Cucchi

autore:Maurizio Cucchi [Cucchi, Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Travel, General
ISBN: 9788852044175
Google: P4w2AgAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2013-11-25T23:00:00+00:00


Chiaravalle

I milanesi la chiamano Ciribiciaccola, che non è un’elegantissima trovata espressiva, ma vuole indicare il gaio e sorprendente sovrapporsi di loggette e guglie, di colonnine che la caratterizzano in un gioco bizzarro. È la celebre abbazia di Chiaravalle, fuori mano, e proprio per questo sempre più trascurata, tanto è vero che anch’io ci sono tornato, in gita come uno straniero, in un pomeriggio di mezza estate. Chissà, forse per sottrarmi al caldo, nell’illusione di trovare un ristoro nel verde della campagna a un passo dalla città.

Prendo l’autobus 77 e a un certo punto, passata via Ravenna, si entra, d’improvviso e con sorpresa, nel pieno della periferia campestre. È quasi ancora come un tempo, come un tempo remoto, e non fosse per la strada asfaltata mi sentirei lontanissimo da Milano, quasi sperduto.

Mi appagano la vista e mi portano quiete le numerose, luccicanti balle di fieno, lungo l’interminabile e sinuosissima via San Dionigi, e attorno mi stupiscono ampi spazi aperti al sole e adorni di un bel verde. Lì di fianco c’è il Parco Urbano di Porto di Mare, dopo Nosedo, accanto al borgo di Rogoredo, un nome che fa sempre venire in mente la vecchia canzone di Jannacci: «Andava a Rogoredo, el cercava i so danée, girava per Rogoredo e el vusava ’me un strascée».

In via Sant’Ansaldo siamo già decisamente a Chiaravalle, e qui intorno, come alla Barona, è zona di cascine. Si vedono in lontananza e mi invogliano a compiere un bel tour, magari in primavera. Se guardate la carta di Milano, come ho fatto io più tardi, a casa, potete trovare nomi ignoti quanto mitici: Cascina Grande, Cascina Carpana, Cascina Gerla (che fa bella mostra di sé proprio davanti all’abbazia), Cascina Ambrosiana, Cascina Colomberotto, Cascina Battitacco…

Il bello è che davanti all’abbazia scorre deliziosissimo un dolce fosso verde, che se ne va placido e indisturbato. In ogni caso non perdo tempo e passo l’ingresso contemplando la saggia facciata a capanna. Vedo un monaco che sale sportivo e agile su un furgone e se la svigna superandomi rombante verso l’uscita. Leggo il manifesto di una scuola di canto gregoriano e ci faccio un pensierino, eccellente come sono nell’arte del canto, che è la più elevata e nobile. Ma quando sono dentro, mi emoziona il nuovo impatto con la potenza solida e rustica delle enormi basi cilindriche, tali per dare più sicurezza su terreni un tempo paludosi. Mi soffermo a decifrare vari residui di pitture, le figure dei Cistercensi che appaiono sui pilastri stessi, poi, in fondo alla navata centrale i due affreschi delle Visioni di San Bernardo e degli Angeli che rispondono al Te Deum. Qui, però, dove c’è il bellissimo coro in noce del Seicento, fervono i lavori, tanto per cambiare. Vedo dunque soprattutto impalcature e la musica non è affatto d’organo, ma di formidabili e finemente ritmici martellamenti. La mia visita ne è per forza dimezzata e d’altra parte non sono qui in veste di guida turistica in esplorazione. Riservo dunque a una successiva scampagnata a Chiaravalle altri approfondimenti



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