La cattedrale dell'Anticristo by Fabio Delizzos

La cattedrale dell'Anticristo by Fabio Delizzos

autore:Fabio Delizzos
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
pubblicato: 2012-01-18T23:00:00+00:00


37

La carrozza sarebbe stata troppo lenta. Il miglior purosangue della caserma, troppo lento. Lento, troppo, sarebbe stato anche volare sparato da un cannone o a cavallo di una saetta. Persino se avesse potuto materializzarsi sul posto come uno spettro gli sarebbe parso un tragitto interminabile. Essere già lì prima che il fatto fosse accaduto? Troppo tardi, troppo lento. Pural, comunque, aveva dovuto optare all’istante per il miglior purosangue che Coretti era riuscito a trovargli, e che gli aveva prontamente fatto sellare (non abbastanza in fretta), e sul quale lo aveva aiutato a montare, impassibile di fronte al suo umore poco conciliante. Sembrava che il tenente capisse come pochi altri quanto fosse difficile per lui tenere sempre la schiena dritta, nonostante l’enorme peso che era costretto a portare, e il rimorso che lo stava visibilmente consumando, giorno dopo giorno, ora più che mai, aggravato dal non essere ancora riuscito a venire a capo dei rapimenti. Anche se si impegnava con un certo profitto nel non darlo a vedere, negli ultimi tempi la maschera di imperturbabilità che si era abilmente forgiato sul volto andava screpolandosi e lasciava intravedere sempre più spesso il profondo dolore sottostante. L’impotenza gli stava avvelenando il cuore. Era la conferma del suo essere colpevole. Il cielo gli ricordava che era un padre assassino. Troppo tardi, ma finalmente giunse davanti alla clinica Turina. Il fuoco era appena stato domato, con grande sollievo del dottore. I danni all’edificio non erano stati tanto ingenti. Per fortuna in una clinica psichiatrica l’arredamento è ridotto all’essenziale e il tutto è organizzato in modo da prevedere costantemente un gesto folle da parte di qualcuno. Pertanto, dopo le prime vampate, e dopo aver divorato quel poco che era riuscito a trovare, l’incendio si era placato da sé e i pompieri, arrivati subito, non avevano dovuto fare molto.

Il cavallo nitrì.

«Fermi!», ordinò Pural spostando l’intero peso del corpo sulla staffa sinistra e mettendo entrambi i piedi a terra con un balzo.

«Voglio vederli».

Quattro infermieri si scambiarono uno sguardo rassegnato e al tre adagiarono a terra le due salme che stavano portando fuori.

«Prego, faccia pure», disse l’infermiere più grosso.

«Sono le uniche vittime?», domandò Pural inginocchiandosi sui corpi per esaminarli.

«Sì», disse l’infermiere calvo con due bande di capelli solitamente schiacciate sui lati della testa, ma adesso irte per la gran confusione.

«Valentino ha dato fuoco al mio collega». Aveva riconosciuto il colonnello dei carabinieri, il marito di Matilde.

«Quest’altro è un paziente, è morto per la troppa eccitazione».

«Potete andare», disse Pural, scuro in volto, ma sollevato dal sapere che non era capitato niente di grave a Matilde. Corse dentro per riabbracciarla.

Il dottor Turina era in cima alla scalinata, sull’uscio, con la testa fra le mani.

«Un disastro», ripeteva continuamente.

«Un tremendo disastro».

«Dov’è Matilde?», gli domandò Pural trafelato.

«Sta bene», rispose il dottore, desolato per tutto il resto.

«L’incendio è stato circoscritto all’ala maschile», disse inseguendo Pural che camminava veloce addentrandosi nella clinica.

«Non me lo so spiegare. Era un paziente così mansueto… a destra». I corridoi erano irriconoscibili per la gran quantità di oggetti accatastati e per il via vai di pazienti curiosi inseguiti da infermieri spaventati.



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