La belva nell’ombra (1928) by Ranpo Edogawa

La belva nell’ombra (1928) by Ranpo Edogawa

autore:Ranpo Edogawa [Edogawa, Ranpo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Giallistica
editore: Marsilio
pubblicato: 1928-12-14T23:00:00+00:00


7

Per circa un mese la polizia s’impegnò al massimo nella ricerca di Ōe Shundei e pure io mi diedi da fare, interrogando Honda, i redattori dei quotidiani e delle riviste, chiunque incontrassi, per cercare di scoprire qualche fatto che potesse mettermi sulle tracce del suo nascondiglio, ma sembrava letteralmente scomparso, come per magia.

Poteva anche essere facile per una persona, ma in due, con una palla al piede come la moglie, mi chiedevo come e dove avesse potuto nascondersi. Doveva essere vera la congettura dell’ispettore Itozaki e cioè che imbarcatisi clandestinamente su una nave fossero fuggiti lontano, all’estero.

Inoltre vi era un altro fatto strano: d’improvviso dopo la morte di Rokurō non era più giunta neppure una lettera minatoria. Forse Shundei, temendo le ricerche della polizia aveva accantonato la seconda parte del piano, l’assassinio di Shizuko e si preoccupava solo di nascondersi? No, un uomo di quel genere doveva aver previsto tutto in anticipo. Di certo era celato in qualche parte di Tōkyō in attesa del momento opportuno per uccidere la donna.

Il capo della polizia di Kisakata aveva dato ordine a un subalterno di fare ciò che io avevo fatto in precedenza, indagare cioè nei dintorni del numero 32 di Ueno Sakuragichō, l’ultima abitazione di Shundei, e da specialista qual era le sue fatiche erano state premiate. L’agente era riuscito a scoprire il corriere che aveva traslocato le masserizie di Shundei (un piccolo trasportatore che esercitava nella stessa zona di Ueno, ma distante, a Kuromonchō) e aveva così potuto rintracciare il luogo dove si era trasferito.

Da quanto era emerso, Shundei se n’era andato anche da Sakuragichō e aveva traslocato di volta in volta verso rioni sempre più umili come Honjo Yanagishimachō e Mukōjima Suzakichō; l’ultima sua abitazione, a Suzakichō, era una squallida catapecchia incastrata fra due stabilimenti, praticamente una baracca che aveva affittato pagando molti mesi anticipati. Quando l’agente vi si era recato, il proprietario riteneva che Shundei vi abitasse ancora, ma entrati nella casa non vi avevano trovato né oggetti né mobili: tutto era coperto di polvere e in tale rovina da far ritenere che quel tugurio fosse disabitato da tempo. Aveva interrogato i vicini, ma a causa delle due fabbrichette ai fianchi della casa non aveva trovato le solite comari dall’occhio vigile e non aveva potuto ottenere informazioni essenziali.

Honda, da par suo, aveva a poco a poco capito la situazione e poiché era uomo che amava questo tipo di cose, si era appassionato molto al caso: aveva cominciato con grande zelo a giocare all’investigatore e nei momenti liberi dal lavoro si aggirava nel parco di Asakusa dove una volta aveva incontrato Shundei.

Per prima cosa, visto che in passato questi aveva distribuito volantini pubblicitari, aveva fatto il giro di un paio di ditte della zona di Asakusa che si occupavano di pubblicità, cercando chi avesse ingaggiato un tipo come Shundei. Vi era tuttavia un problema: nei periodi di grande lavoro quelle piccole società erano solite assoldare temporaneamente i barboni che stazionavano nei paraggi del parco, fornivano loro i costumi e spesso li assumevano soltanto per una giornata.



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