Il secondo modo di fare le cose (Il Giallo Mondadori) by Roberto Zannini

Il secondo modo di fare le cose (Il Giallo Mondadori) by Roberto Zannini

autore:Roberto Zannini [Zannini, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-06-13T12:00:00+00:00


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Ponte della Priula, giovedì 2 dicembre 2021

Quella mattina ebbe la conferma di una cosa che sapeva da tempo: la viabilità ordinaria del Veneto faceva schifo. Più di tutto se ci si doveva muovere su un asse est-ovest, paralleli alla linea delle montagne; allora non c’era via di scampo. Strade ingorgate di camion, file ai semafori e rotonde, una marea di rotonde che favorivano l’immissione da strade secondarie, ma che bloccavano il traffico sulla principale. Uno dei tanti doni con il marchio CE su cui ci sarebbe stato da discutere. La Pedemontana non era completa e, in ogni caso, era l’autostrada più cara dell’universo. Possibile che con tutto il gettito fiscale derivato dalla miriade di fabbriche e attività sparse per la pianura non si fosse potuto sviluppare qualcosa di meglio che continuare con il passaggio attraverso i paesi, come ai tempi dei carretti?

Approfittò della vicinanza con gli abitati per comprare un camice: le sarebbe servito per la parte che si era ricamata con un lavoro notturno di ricerca sul web e slanci di creatività. Così, quando arrivò in prossimità di Villa Scacchi, era già pronta con il camice indossato.

La villa era un simbolo del patriziato veneziano, passata di Scacchi in Scacchi fino all’estinzione della linea dinastica, per essere poi donata alla Curia. Era stata ospedale durante il primo conflitto e adesso era casa per sacerdoti e suore di vari ordini. Collocata nelle campagne fuori dall’abitato, con il tempo era stata circondata da una folla di costruzioni e attività che ora le facevano contorno, rimanendone separata grazie a un muro da cui spuntavano gli alberi del parco.

Eva parcheggiò in una stradina e si avviò a piedi verso la villa.

— Ciao — l’accolse la ragazza alla reception, alzando gli occhi da una lista.

— Ho iniziato ieri alla clinica più avanti...

— La clinica estetica?

— Sì, quella. Mi hanno detto che tra i vostri ospiti c’è suor Adele. È stata la mia suora. Sono in pausa e mi piacerebbe tanto salutarla.

— Ma davvero era la tua suora?

— Sì, me la ricordo benissimo anche se avevo cinque o sei anni. Ero all’istituto di Fiesso.

— E com’era suor Adele? Sempre così?

— Oh, sono più di trent’anni che non la vedo. Ma non penso che sia cambiata molto.

— È sempre lei: mi spezzo, ma non mi piego. Ascolta, non ho tempo per portarti da lei, ma se esci la trovi nel gazebo riscaldato. Sono le undici e ci rimarrà fino all’ora di pranzo. Va bene?

— Perfetto. — Eva salutò la ragazza e uscì dall’atrio per una porta secondaria che immetteva sui vialetti del parco interno della villa. Incrociò un prete molto anziano che con un breviario aperto camminava a piccoli passi, e poco dopo raggiunse il gazebo. Una struttura moderna, di vetri e profili in acciaio corten, leggermente appannata per il vapore, tanto che dovette accostarsi prima di poter distinguere chi ci fosse all’interno. Le sagome di due preti impegnati in una discussione, a giudicare dai gesti, e nell’angolo, seduta su una poltrona, la figura di una donnina rattrappita, curva su un lavoro a maglia.



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