Il libro degli specchi by E. O. Chirovici

Il libro degli specchi by E. O. Chirovici

autore:E. O. Chirovici [Chirovici, E. O.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, ebook, General
ISBN: 9788830448124
editore: Longanesi
pubblicato: 2017-02-21T23:00:00+00:00


Derek Simmons e Leonora Phillis vivevano in un piccolo bungalow alla fine della strada, vicino a un campo da basket infestato dalle erbacce. Di fronte alla casa c’era un piccolo giardino, con cespugli di rose che proprio allora cominciavano a sbocciare. Un nano da giardino, lercio, mostrava il proprio ghigno di gesso alla sinistra del portone.

Premetti il campanello e dal retro risuonò un trillo.

Ad aprire fu una donna bassa e castana, dal volto rugoso, con un mestolo nella mano destra e la diffidenza nello sguardo. Quando mi presentai come John Keller, il suo aspetto si ravvivò leggermente e mi invitò all’interno.

Entrai in un corridoio buio e stretto, poi in un soggiorno stipato di vecchi mobili. Mi sedetti sul divano e sotto il peso del mio corpo l’imbottitura emise una nuvola palpabile di polvere. Sentivo un neonato piangere in un’altra stanza.

Lei mi chiese di scusarla per un momento e sparì, mugolando versi di rassicurazione.

Guardai le suppellettili attorno a me. Ogni oggetto era vecchio e male assortito, come se fosse stato comprato per caso a un mercatino delle pulci oppure trovato direttamente per strada. Le assi del pavimento erano incurvate in vari punti e la carta da parati, negli angoli, esfoliava. Un vecchio orologio da tavolo ticchettava asmatico sulla parete. Sembrava che la piccola somma indicata nel testamento del professore fosse evaporata da tempo.

Lei tornò tenendo fra le braccia un bambino che doveva avere circa un anno e mezzo, intento a succhiarsi il pollice sinistro. Il piccolo si accorse subito della mia presenza e mi fissò con occhi gravi e pensosi. Aveva i lineamenti del viso stranamente maturi e non mi sarei stupito se avesse cominciato a parlarmi con voce da adulto, chiedendomi aggressivamente cosa diavolo ci facessi lì.

Leonora Phillis si sedette di fronte a me su una sedia sfasciata di bambù. Cullò dolcemente il neonato fra le braccia e disse che era suo nipote, Tom. La madre del bambino nonché figlia della signora Phillis, Tricia, era andata nel Rhode Island per vedere un tizio conosciuto online e aveva chiesto alla madre di prendersi cura del pargolo. Nel frattempo erano passati circa due mesi.

Leonora disse di aver convinto Derek a parlarmi, ma aggiunse che bisognava prima discutere dei soldi. Si lamentò dicendomi che lei e il compagno faticavamo a tirare avanti. Tre mesi prima erano riusciti a ottenere un piccolo sussidio e a questo si riduceva l’intera fonte delle loro entrate, salvo per qualche lavoretto svolto da Derek di tanto in tanto. Inoltre, dovevano farsi carico del nipote. Mentre raccontava, con il bambino che continuava a lanciarmi strane occhiate da adulto, la donna piangeva in silenzio.

Concordammo una cifra, allungai le banconote e lei contò attentamente prima di intascarle. Poi si alzò, appoggiò il bambino sulla sedia e mi invitò a seguirla.

Attraversammo un passaggio scoperto e arrivammo in una sorta di patio, i cui vetri sudici filtravano la luce come finestre colorate. Occupava la stanza, quasi interamente, un enorme banco da lavoro, con allineati attrezzi di ogni genere. Di fronte al banco c’era una sedia, su cui era seduto un uomo alto e muscoloso che indossava jeans unti e una felpa.



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