Il grande manoscritto by Zoran Zivkovic

Il grande manoscritto by Zoran Zivkovic

autore:Zoran Zivkovic [Zivkovic, Zoran]
La lingua: ita
Format: epub
editore: TEA
pubblicato: 2013-10-23T16:00:00+00:00


Capitolo 20

Era l’occasione per osservare in tranquillità le foto dell’appartamento della signorina Jakovljević, e anche per tentare di raccogliere un po’ i pensieri. Non avevo avuto un attimo di respiro da quando tutto era cominciato. Gli eventi si erano susseguiti uno dietro l’altro, proprio come in un romanzo poliziesco. Prima di aprire le fotografie, chiamai il collega Prokopović. La mattinata del sabato era tranquilla, quindi la mia presenza in sala operativa non era strettamente indispensabile. Gli dissi che stavo ancora lavorando sull’effrazione e che sarei uscito entro mezz’ora per sbrigare una faccenda che aveva a che fare col caso. Non prevedevo di rimanere a lungo. Se ci fosse stato bisogno di me, sarei stato reperibile sul cellulare.

Sul monitor cominciò a sfilare una galleria d’immagini di libri sparpagliati. Di nuovo qualcosa mi si strinse nel petto, come quando li avevo visti dal vivo. Solo una persona senza un briciolo di rispetto per i libri poteva agire così. Potevo figurarmi il vandalo mentre li tirava bruscamente fuori dagli scaffali, li sfogliava velocemente, poi li buttava tutto attorno, ma non riuscivo a immaginarne il motivo. E non era certo l’unico aspetto misterioso di quella effrazione.

Sembrava che la perquisizione fosse in qualche modo collegata con la sparizione della signorina Jakovljević, ma poteva anche non esserlo. Poteva trattarsi di un semplice furto. Essendo la più elementare, questa supposizione non doveva essere trascurata. Il commissario Milenković aveva ovviamente ragione: il rasoio di Occam non si può applicare in tutti i casi, però deve sempre essere preso in considerazione. Nel lavoro di un ispettore è consigliabile non credere al caso e le coincidenze, così com’è consigliabile non escluderli mai del tutto.

Diciamo che le cose potevano essersi svolte in questo modo: non sospettando minimamente quel che era successo in serata, uno scassinatore aveva scelto di colpire proprio quella stessa notte. Anche se aveva tenuto d’occhio l’appartamento, le due occasioni in cui avevo acceso la luce brevemente potevano essergli sfuggite. Le finestre non erano illuminate, il che poteva averlo indotto a pensare che dentro non ci fosse nessuno. Aveva aspettato che fosse notte inoltrata, si era introdotto nel palazzo senza farsi notare e aveva forzato la porta dell’appartamento. Sarebbe incappato in una spiacevole sorpresa se avesse trovato la porta chiusa a chiave dall’interno, ma il collega Vesić aveva rimosso l’ostacolo.

Fin qui tutto sembrava credibile, ma a questo punto cominciavano i guai.

Anzitutto, quale bottino sperava di trovare? Non era difficile capire che lì abitava una ricca scrittrice, ma si aspettava di trovare dei soldi nell’appartamento? E quale scrittore li terrebbe tra i libri? Sarebbe un sacrilegio. Quando avevo detto al collega Kostić che gli scrittori pensano ai libri come a nascondigli sicuri, stavo solo scherzando.

Lo stesso valeva per gli oggetti di valore, che non possono stare nei libri, a meno che i volumi non vengano scavati all’interno come nei film di spionaggio di serie C. Solo che un autore di polizieschi sarebbe l’ultimo a ricorrere a cliché del genere.

Certo, lo scassinatore non doveva essere consapevole dei tabù degli scrittori, ma d’altra parte non ci si butta in imprese criminali di quel tipo senza indagare un minimo.



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