Gli dei di giada e ombra by Silvia Moreno-Garcia

Gli dei di giada e ombra by Silvia Moreno-Garcia

autore:Silvia Moreno-Garcia [Moreno-Garcia, Silvia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-07-21T12:00:00+00:00


Capitolo 18

Il loro itinerario attraversava molti stati, con il treno che sbandava tra montagne e burroni, che serpeggiava in mezzo ai centri minerari dell’epoca coloniale e a foreste di pini, per giungere infine al deserto. Casiopea aveva tenuto per un po’ le mani sul vetro, cercando di documentare i panorami e fissarli nella memoria – il tipo di alberi, i colori delle case, le forme delle nuvole – ma alla fine era troppo.

I passeggeri erano tutti diversi, come i paesaggi. Un uomo con una gabbia di polli, una scolaresca di ragazzine vestite con la stessa uniforme, tre giovani scapestrati e alticci, tutti diretti nei vari scompartimenti del treno. In ogni stazione, i venditori ambulanti si avvicinavano ai finestrini per vendere la loro mercanzia; era il treno della sera e Casiopea non si aspettava tutta quella attività.

Almeno sarebbe stato un viaggio comodo. La compagnia ferroviaria pubblicizzava e prometteva ogni comodità, e Casiopea poté constatare che era tutto vero. Il loro era uno degli scompartimenti più grandi, con abbastanza spazio per un letto – non cuccette, ma un vero letto matrimoniale – due poltrone imbottite, un lavabo pieghevole, un tavolino a ribalta, una toletta con lo specchio ovale e un finestrino con le tendine arancione scuro intonate alle coperte del letto.

C’era molto da ammirare nello scompartimento, a partire dai pannelli di legno laccato fino all’elegante tappeto sui toni del marrone, ma Casiopea decise di concentrarsi sul letto. Era stanca, si tolse le scarpe e crollò supina sulle coperte, senza nemmeno perdere tempo a cambiarsi.

Anche Hun-Kamé scalciò via le scarpe, e poi si sdraiò accanto a lei. In condizioni normali, il campanello d’allarme del suo senso del pudore sarebbe scattato all’istante, perché, insomma, quello era un letto. Un conto era condividere lo scompartimento, come avevano già fatto, ma dormire letteralmente al fianco di un uomo, senza neanche una barriera tra di loro, era tutta un’altra faccenda.

«Gli uomini sono tutti un po’ diavoli, anche quando recitano la parte del santo» l’aveva messa in guardia sua madre. E poi c’era anche il seguito: «E vedi di non fargli venire certe idee in testa».

Con i moniti di sua madre in mente, Casiopea pensò di costruire una barriera tra i loro corpi, un muro di lenzuola e cuscini per delimitare il territorio. Hun-Kamé, però, non era il suo ragazzo, e l’incontro con Xtabay l’aveva lasciata troppo esausta per preoccuparsi delle idee che gli sarebbero potute venire in mente. Così rinunciò alla costruzione del muro, appoggiò la testa sul cuscino e si addormentò all’istante.

Si svegliò con una pioggerellina che bagnava il finestrino della carrozza. Fuori era buio. Si tirò su a sedere e guardò Hun-Kamé, che dormiva girato dall’altra parte.

Non si limitava a stare disteso. Dormiva, con il petto che si alzava e si abbassava dolcemente. Nonostante le avesse detto che non dormiva mai.

Allarmata, Casiopea gli diede un colpetto sulla spalla, lui borbottò, si girò e aprì gli occhi, con la faccia aggrovigliata di sogni. Ma tempo pochi secondi, si era già tirato su a sedere, accigliato, vigile.

«Scusami» disse Casiopea.



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