Discorso su Puskin by Fëdor Dostoevskij

Discorso su Puskin by Fëdor Dostoevskij

autore:Fëdor Dostoevskij [Dostoevskij, Fëdor]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-03-12T12:00:00+00:00


II. Aleko e Deržimorda.5 La sofferenza di Aleko per un servo della gleba. Aneddoti

Lei scrive, criticando il mio discorso:

«Ma Puškin, presentando Aleko e Onegin con le loro negazioni, non ci ha detto quel che negavano, e sarebbe molto rischioso affermare che essi negassero appunto la “verità del popolo”, il cardine della concezione del mondo russa. Questo non sta scritto da nessuno parte.»

Che sia scritto o non sia scritto, che sia rischioso o non sia rischioso, adesso lo vediamo, intanto, prima, ecco quello che lei dice degli Skvoznik-Dmuchanovskij, a causa dei quali Aleko scappa dagli zingari:

«Ma, effettivamente, il mondo dei vagabondi di allora – scrive lei – era un mondo che ne negava un altro. Per spiegare questi personaggi sono necessari altri personaggi dei quali Puškin non scrive, anche se gli si rivolge a volte con pungente indignazione. La natura del suo talento gli impediva di scendere in queste tenebre e alzare a “perle della creazione” le civette, i barbagianni, i pipistrelli che riempiono il piani inferiori delle case russe (ma non sono forse i piani superiori?). Questo l’ha fatto Gogol’, il grande rovescio di Puškin. Lui ha raccontato al mondo i motivi per cui Aleko è fuggito dagli zingari, la fonte della noia di Puškin, perché sono venuti al mondo gli “uomini superflui” resi immortali da Turgenev. Le Korobočka, i Sobakevič, gli Skvoznik-Dmuchanovskij, i Deržimorda, i Trjapkin-Ljapkin, ecco il lato oscuro degli Aleko, Bel’tov, Rudin6 e molti altri. Questo è lo sfondo, senza il quale le figura degli altri non sono comprensibili. Eppure questi eroi di Gogol’ erano russi. E che russi erano! La Korobočka non era affetta dalla malinconia universale, Skvoznik-Dmuchanovskij se la intendeva magnificamente con i mercanti, Sobakevič vedeva attraverso i suoi contadini e loro vedevano attraverso di lui. Certo, gli Aleko e i Rudin tutto questo non lo vedevano e non lo capivano in pieno; scappavano, semplicemente, dove potevano: Aleko dagli zingari, Rudin a Parigi, a morire per una causa a lui assolutamente estranea.»

Semplicemente scappavano. Oh, la superficialità di questa sentenza da feuilleton! E con che semplicità le esce tutto questo, come se fosse tutto pronto e premeditato! Lei, veramente, parla con parole già pronte in anticipo. E, a proposito, come mai parla del fatto che gli eroi gogoliani erano russi, «E che russi!». Con la nostra discussione questo non ha niente a che fare. Lo sanno tutti, che erano russi. Ma anche Onegin e Aleko, erano russi, e anche io e lei, siamo russi; e russi, perfettamente russi, erano anche Rudin che scappa a Parigi a morire per una causa che gli sarebbe completamente estranea, come asserisce lei. Ma proprio perché era russo, russissimo, la causa per la quale è morto a Parigi non gli era affatto estranea, come sarebbe stata se fosse stato inglese, o tedesco, perché è una causa europea, mondiale, che riguarda tutta l’umanità, e che, da tempo, non è estranea all’uomo russo. La tragedia di Rudin è stata, in sostanza, il fatto che lui non ha trovato un posto nella propria madrepatria, e è morto in un altro paese, occupato in una attività non così estranea come lei afferma.



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