Cacopardo Domenico - 2014 - Il delitto dell'Immacolata by Cacopardo Domenico

Cacopardo Domenico - 2014 - Il delitto dell'Immacolata by Cacopardo Domenico

autore:Cacopardo Domenico [Cacopardo Domenico]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Thrillers, General
ISBN: 9788831737180
Google: 9-fYAgAAQBAJ
Amazon: B00IF35R5M
editore: Marsilio
pubblicato: 2014-02-24T23:00:00+00:00


15.

Oscuramente forte è la vita

I giorni successivi alla disgrazia furono molto difficili. Innanzi tutto, per l’atteggiamento dei genitori di Lia.

Incerti sul mio ruolo nell’assassinio, erano pieni di rancore per ciò che avevo fatto alla loro figlia. E non sapevano che l’avevo avuta di sorpresa, mentre lei era fiduciosa che non l’avrei mai fatto, tanto l’amavo.

Mi disse Lisa, in una telefonata: «Le hai fatto perdere la purezza a lei, una madunnuzza, un momento prima di presentarsi al cospetto del Signore.»

Non riuscii a impedirmi di risponderle per le rime: «Voi del santo collegio Madonna dell’Aiuto, la purezza non sapete dove sta di casa. E poiché tu sei come tua sorella con la stessa testa in quanto a purezza, non ti permetto di dire ciò che dici.»

Lisa scoppiò a piangere e io con lei. M’ero, infatti, reso conto che l’amavo, Lia, nonostante tutto, e che la vendetta era solo un alibi per non ammettere il sentimento vero che mi animava e che disprezzavo, sapendo ciò che mi aveva causato con la sua testimonianza.

Glielo dissi: «L’amavo, Lia, e il mio dolore è infinito e durerà sino alla morte.»

Lei si addolcì e mi pregò di non andare al funerale, quando avrebbero riavuto la salma dopo l’autopsia, ma di telefonarle dopo qualche giorno. M’avrebbe visto volentieri e fatto incontrare i genitori, in modo da aiutarli ad affrontare il lutto e la mancanza d’una figlia morta ammazzata.

Allora, mi venne in mente che potevo fare a lei ciò che avevo fatto alla sorella.

Lisa, infatti, era più formosa di Lia, il seno e il culo più pronunciati, “da letto” avrebbe detto il mio amico Corrado. E, poi, sarebbe stato un gradevole dispetto ad Andrea Àrbaro, un ometto che si meritava corna, solo corna.

Mi arrestai immediatamente.

Mi piaceva Smeralda ora, ed era la prima donna con la quale sarei voluto vivere per sempre nel futuro. Figli belli avremmo procreato, ne ero certo. Conoscendomi, temevo che, non appena me l’avesse data, avrei perso interesse e mi sarei dedicato a un’altra caccia. Pur immaginando questa evoluzione, m’aveva colpito e molto il modo razionale con cui aveva affrontato il problema, quand’eravamo stati insieme, soli in barca.

E poi c’era la questione delle sorelle D’Abramo che avrei dovuto agganciare.

Si equivalevano, Rosaria e Rosalia: piccole e tarchiate, non avevano alcuna attrattiva e, infatti, non c’erano corteggiatori, tranne una specie di nanerottolo che abitava al primo piano dell’isolato 8 che stava sempre appresso a loro, un po’ cavalier servente, un po’ aspirante fidanzato.

Era lui, Michele Fabà, impiegato del dazio, il mio uomo, era lui che, forse, mi avrebbe permesso di avvicinarle e di scegliere quella cui rivolgere la mia vendetta.

In una coppia di fratelli o di sorelle, c’è sempre uno ch’è il pesce pilota e conduce la danza. Una delle due era il pesce pilota e a quella avrei dato la caccia.

Queste prime riflessioni, dopo la tragica serata, mi sembravano un’evasione necessaria, nel momento in cui ai miei guai si aggiungeva di nuovo la necessità di non farmi vedere in giro, prospettatami da Priscianotto, da Italo e dai



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