ANTONIO TABUCCHI, by Il Filo Dell'Orizzonte (Ita Libro)

ANTONIO TABUCCHI, by Il Filo Dell'Orizzonte (Ita Libro)

autore:Il Filo Dell'Orizzonte (Ita Libro)
La lingua: it
Format: mobi, epub
pubblicato: 2013-02-07T17:03:32+00:00


11.

Arrivati in cima a Via della Salita Vecchia la città si disperde nell’entroterra, si rilassa in una pianura scabra che il baluardo delle alture non avrebbe lasciato sospettare. Qui non è ancora arrivata la colata di cemento e sono sovravvissute costruzioni degli anni venti che le bombe della guerra hanno risparmiato: villette di un déco capriccioso e piccoloborghese che ormai la patina del tempo ha provveduto in qualche modo a nobilitare. E poi casette più modeste, circondate da muri e orticelli, con qualche ciuffo di canne gialle vicino alle reti divisorie, come se fosse campagna. La strada principale è fiancheggiata da due file di case identiche e tutte unite, a due piani, con una scala esterna di mattoni e le finestre in miniatura. Sono le case costruite in epoca fascista, questa zona nacque come quartiere residenziale per gli impiegati delle aziende municipali, i burocrati, i piccoli professionisti. Di quell’epoca e di quel mondo il luogo ha conservato il decoro e la tristezza. Però c’è qualcosa di dolce, nel paesaggio: c’è una piazzetta con una fontana, delle aiuole e qualche altalena arrugginita, una panchina dove chiacchierano due anziane signore con la borsa della spesa. E questa dolcèzza povera e immobile lo fa sentire quasi implausibile: e così improbabile, forse inesistente, è quello che sta cercando. F. Poerio, Sarto, v. Cadorna 15: così dice l’elenco telefonico.

La giacca del morto è una vecchia giacca di tweed con le toppe di pelle sui gomiti, può avere dieci anni, forse quindici: è una traccia troppo insignificante per arrivare a qualcosa. E inoltre chi può dire se si tratta dello stesso sarto, forse ci sono altri Poerio che fanno i sarti nelle molte città d’Italia. E intanto avanza lungo via R. Cadorna, che è uno stretto viale fiancheggiato da tigli, le abitazioni sono villette a due piani con le vestigia di un antiCo benessere, molte avrebbero bisogno di pittura SUi muri e sulle persiane, i giardini esigui mostrano i segni dell’incuria e ci sono panni stesi ad asciugare sotto alcune finestre. Il numero quindici è una casa con una cancellata in ferro battuto sulla quale si sono insediati rampicanti incolti. L’ingresso è protetto da una tettoia, anch’essa in ferro battuto, dalle fattezze vagamente orientali. Una targa di vetro dice: Sartoria Poerio. Le lettere della scritta, dorate in origine, sono sabbiate e piene di macchioline, come uno specchio antico. Il signor Poerio ha un sorriso amabile, occhiali con lenti spesse che gli fanno gli occhi piccoli e lontani. Sembra difeso da un inespugnabile candore, dev’essere l’età, come la consapevolezza di essere già passato. La vetrata si apre su un’ampia sala tinta di un rosa vecchio, con le finestre strette e un tralcio di vite dipinto lungo la cornice del soffitto. I mobili sono essenziali alla funzione della stanza: un divanetto ottocentesco, uno sgabello di paglia di Vienna, un tavolo da sarto in un angolo. E poi dei manichini, alcuni busti ritti su un bastone, sistemati senza nessun criterio, abbandonati per la stanza: e per un attimo lui



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