È giusto obbedire alla notte by Matteo Nucci

È giusto obbedire alla notte by Matteo Nucci

autore:Matteo Nucci [Nucci, Matteo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 9788868337278
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2017-02-27T16:00:00+00:00


La pagina si apre immediatamente e il titolo in inglese rimbalza sullo schermo e sgrano gli occhi. Afferro la penna e segno subito gli estremi, strappo un foglio con violenza, ricopio i dati e faccio un calcolo mentale e già scorro sul breve articolo con gli occhi che volano. Poi mi alzo in piedi e saltello e getto le mani in aria eppoi mi chino e mi butto sul tappeto dove lei sta disegnando.

«Ci siamo, ci siamo» le dico.

«Chi papo?»

«Eccoci eccoci».

Lei non si distrae dal disegno e io osservo la manina che impugna un pennarello verde e i tappi degli altri pennarelli sono sparsi in terra e i fogli ricoprono l’angolo del parquet che sbuca dal tappeto persiano.

«Piccola mia, piccola mia» dico e torno a sedermi e guardo ancora tutto quel che è scritto e la statistica finale. Mi divincolo sui braccioli. Aziono il comando della stampante. Apro il quaderno voluminoso e solido e scrivo la data e inizio a buttare giù tutto quanto. Lei nel frattempo si è alzata e mi è venuta accanto e osserva la mia grafia minuscola e tremolante che solca ghirigori sulla pagina bianca.

«Che è? Che è, papo?»

«Sto scrivendo una cosa importantissima, vedrai».

«E e e perché?»

«Per noi per noi, bella mia, vieni». La tiro su prendendola per le ascelle e la faccio sedere sulla mia gamba e continuo a scrivere e lei dice «Ma io, ma io, io». Allora la tiro su e le dico «Scusa, adesso ti racconto, vieni». Mollo la penna sull’ultima parola e la sollevo in braccio, apro la doppia porta di legno con un gesto violento e percorro il corridoio fino alla portafinestra che dà sul terrazzo. Arraffo una coperta e gliela rigiro intorno chiudendomela sulle spalle.

«Dov’è Bart?» le dico. «Dove sarà?»

«E perché? Perché?»

«Sta per andare in letargo, ma a quest’ora dovrebbe essere... eccolo».

Lei ride. Il tartarugone è spiattellato al sole, il sole debole del primo pomeriggio di ottobre.

«Tu lo conosci bene, no? Hai imparato a dargli da mangiare e tutto quanto. Ora ti faccio vedere una cosa». Lo prendo in mano e lui scalcia con poca foga, la poca forza del battito cardiaco rallentato. «Guarda l’occhietto, lo vedi che è diverso? Guarda sotto. Sembra una ruga? Ma vedi come sono diversi tra loro gli occhi?»

Lei fa sì con la testa. Poggio di nuovo Bartolomeo nel suo spazio terroso dove sempre si rifugia prima di tornarsene a dormire in tana. «Rientriamo e ti spiego».

Dentro, andiamo a sederci in salotto e sul divano, sotto la coperta, le bisbiglio la storia, come se fosse un segreto che nessuno deve sentire, anche se in casa siamo soli. Le racconto di quando Bart si svegliò e aveva un occhio chiuso. Lei era piccolissima e non può proprio ricordarselo, ma era già nata. Non si capiva bene cosa gli fosse capitato, a quel tartarugone che già ne aveva parecchi di anni, e all’inizio nessuno ci pensò troppo. Con i giorni però si capì che c’era qualcosa che proprio non andava. Non solo l’occhio era chiuso ma lui si comportava diversamente dal solito.



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